Racconti del Dao
- taichipertutti
- 6 gen 2023
- Tempo di lettura: 1 min

Portando con sé un seguito di centomila persone, Ciaò-siang-zé andava a caccia sui monti Ciung-scian. Per snidare gli animali selvatici dalle loro tane egli fece dar fuoco alla boscaglia. Il chiarore dell'incendio era visibile a chilometri e chilometri di distanza. In mezzo al braciere si vide un uomo uscire da una roccia, volteggiare nelle fiamme, svolaz-
zare in mezzo al fumo. Gli spettatori pensarono tutti che non poteva che trattarsi di un essere trascendente. Estintosi l'incendio, questi venne verso di loro, tranquillamente, come se niente fosse stato. Sorpreso, Ciaò-siang-zé lo fece fermare e lo esaminò attentamente. Era un uomo fatto come tutti gli altri. Ciaò-siang-zé gli domandò qual era il se-greto che deteneva per poter entrare in quel modo nelle rocce e soggiornare nel fuoco; l'uomo rispose: «Rocce? Cos'è?; Fuoco? Di che si tratta?...»
Ciaò-siang-zé disse: «Quella da cui siete uscito, è una roccia; quello che avete at-traversato, è fuoco... »
«Ah!» fece l'uomo «Non lo sapevo».
Il marchese Uenn di Uei sentì raccontare il fatto e chiese a Zé-hià cosa pensasse di un tal uomo...
«Ho sentito dire al mio maestro » rispose Zé-hià «che chi abbia realizzato l'unione perfetta con l'universo, nessun essere può più nuocergli; che quegli penetra a suo piacere il metallo e la pietra; che cammina a volontà sull'acqua e nel fuoco... »
«Ma voi» domandò il marchese, «questo dono lo possedete?»
«No» disse Zé-hià, «perché non sono ancora riuscito a sbarazzarmi della mia intel-ligenza e della mia volontà; sono ancora soltanto un discepolo...»
«E il vostro maestro Confucio, lo possiede, lui, questo dono?» domandò il marchese...
«Sì» disse Zé-hià, «ma non ne fa sfoggio».
Il marchese Uenn restò favorevolmente colpito dalla risposta.
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